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L’Italia dell’Unesco: Siracusa e la necropoli di Pantalica

di Antonietta Patti
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La Sicilia è una terra ricca di meraviglie pronte per essere esplorate e svelate! Nei tanti millenni di storia, la costa orientale dell’isola ha accumulato un immenso patrimonio culturale e paesaggistico, come quello da scoprire nel sito di Siracusa e la necropoli di Pantalica!

Siracusa e la necropoli di Pantalica congiungono due territori formando insieme un unico sito UNESCO, in un’area grande ben 898,54 ettari sulla costa orientale della Sicilia, iscritto tra le grandi testimonianze della civiltà umana dal 2005.

L’insediamento più antico dell’area è quello di Pantalica, a circa 40 chilometri a nord-ovest da Siracusa. Risale al XIII secolo a.C., quando l’arrivo dei Siculi fece allontanare le popolazioni autoctone, i Sicani, dalla costa. Il nome Pantalica potrebbe derivare dal greco πάνταλίθος, “luogo pieno di pietre”, oppure dall’arabo Buntarigah, “luogo pieno di grotte”. 

Gli archeologi hanno cercato di identificare il sito con una delle città citate nelle fonti antiche: Pantalica è stata identificata con la città di Erbesso, che fu alleata prima di Cartagine e poi di Siracusa; ma anche con Hybla, la patria del re siculo Hyblon che concesse ai coloni megaresi di fondare Megara Iblea.

I resti della città sicana di Pantalica si limitano a una struttura in pietra nota come “Palazzo del Principe” o Anaktoron, risalente al XII-XI secolo a.C. a imitazione dei palazzi della cultura micenea. Sono stati trovati numerosi reperti archeologici nell’area del Palazzo, che doveva essere circondato da abitazioni in legno ormai scomparse. L’area dell’abitato si trovava sopra un altopiano fortificato che sovrastava la confluenza tra due fiumi nella Valle dell’Anapo, una zona facilmente difendibile e dalla quale si poteva dominare il territorio. 

Vicino la città sorgeva la necropoli rupestre, oggi visitabile, che consiste in più di 5.000 cavità scavate nella roccia lungo gli argini del fiume Anapo (che sfocia a Sud di Siracusa) e usate come luoghi di sepoltura dal XIII al VII secolo a.C. Sono tombe a grotticella spesso a pianta circolare con un piccolo corridoio d’ingresso, create per ospitare più di un defunto.

In epoca bizantina, dal VI secolo d.C. in poi, quando le incursioni dei barbari, dei pirati e degli arabi misero in pericolo le città sulla costa, la necropoli fu riscoperta per essere abitata. Sono visibili, tra le sepolture, i resti di fortificazioni, di abitazioni e di piccoli oratori spesso abbelliti da affreschi, come quello di San Micidario.

In ogni caso, Pantalica fu un regno sicano che dal XIII all’VIII secolo a.C. si estendeva dalla valle dell’Anapo a Siracusa. La fondazione e la successiva espansione di Siracusa hanno causato l’abbandono del sito di Pantalica.

Siracusa è una città formata da una complessa stratigrafia architettonica: ai resti dell’architettura greca fanno compagnia le linee dure delle costruzioni normanne, alle quali si sovrappongono e si mescolano le intricate e floreali forme del barocco siciliano. 

Secondo le fonti antiche, Siracusa è stata fondata nel 733 a.C. da coloni greci provenienti da Corinto e guidati dall’ecista Archia. Inizialmente, i nuovi arrivati coabitarono con le vicine popolazioni indigene, per poi entrarvi in conflitto e distruggerle completamente, fondando delle sub colonie come Akrai, l’attuale Palazzolo Acreide.

Il nucleo più antico della città greca di Siracusa si trovava sull’isolotto di Ortigia, che ospitava un insediamento fin dal Neolitico, occupato dagli indigeni Sicani. I Siculi allontanarono i Sicani, ne occuparono il territorio, e poi furono fatti schiavi dai sopracitati coloni greci. 

Ortigia ancora oggi reca le tracce di alcuni templi greci di ordine dorico, che divennero chiese cristiane nel VI secolo d.C., per un breve periodo furono moschee quando gli arabi occuparono la Sicilia dal IX secolo d.C., per poi tornare a essere edifici cristiani dopo la conquista normanna conclusasi nel 1130.

Il tempio di Apollo, databile al VI secolo a.C. è, a oggi, il primo tempio in pietra del mondo greco, e per di più “firmato” dal suo architetto o committente, tale Kleomenes, dettaglio che lo rende un unicum nella storia dell’architettura greca classica. Dell’edificio greco sono ancora visibili alcuni frammenti delle imponenti colonne monolitiche che circondavano la cella.

Del tempio di Atena, costruito nel V secolo a.C. per volere del tiranno Gelone, sono visibili pochi gradini e alcune delle colonne che circondavano la cella, inglobati nei muri esterni della cattedrale. Dedicata alla Natività di Maria Santissima, la cattedrale ha una facciata barocca costruita dopo il terremoto del 1693.

La città greca si espanse presto sulla terraferma, creando il quartiere della “neapolis” (letteralmente “città nuova”), dove oggi si trova l’area archeologica della città e il museo archeologico, dedicato al noto archeologo Paolo Orsi, che conserva ed espone numerosi reperti ritrovati negli scavi dei siti della provincia. Nell’area archeologica si trovano il teatro greco, scavato nella roccia, e l’anfiteatro romano. 

Siracusa infatti, venne conquistata dai Romani nel 212 a.C. e durante l’età romana divenne capitale della provincia di Sicilia. Nonostante fosse stata spogliata di molte delle sue ricchezze, nel I secolo a.C. Cicerone visitò Siracusa e la definì “la più bella e la più grande città greca”.

Nell’area archeologica si trovano anche alcune latomie: le grandiosi cave dalle quali proviene la roccia color avorio con la quale sono stati costruiti la maggior parte degli edifici della città. Una delle più famose latomie è quella nota come “orecchio di Dionisio”, la cui forma somiglia a quella del condotto uditivo. Questo dettaglio ha ispirato il famoso Caravaggio che così la battezzò. La particolare forma di questa latomia amplifica di 16 volte qualunque suono viene emesso al suo interno, e per questo la leggenda narra che il tiranno greco Dionisio, vissuto nel IV secolo a.C., vi facesse imprigionare i suoi nemici nel tentativo di ascoltarli mentre complottavano contro di lui.

In età greca e romana, Siracusa fu un importantissimo centro culturale, tale da rivaleggiare con Atene. Era una città con un’imponente élite aristocratica capace di richiamare intellettuali dal calibro del tragediografo Eschilo e dei filosofi Pindaro, Platone e Aristotele.

In una città come Siracusa in cui, come si racconta, fece tappa persino San Paolo, il Cristianesimo si espanse velocemente. In città sorse una florida comunità cristiana che presto sentì il bisogno di aree sepolcrali comunitarie. Per questo vennero scavate sottoterra le numerose catacombe sparse nel territorio della città. 

Le catacombe di Siracusa sono le più grandi della Sicilia, dove i più semplici loculi si alternano ad arcosoli e a camere sepolcrali simili ai nostri mausolei. Basta citare la catacomba di Vigna Cassia, quella di San Giovanni e quella dedicata alla patrona della città, Santa Lucia, martirizzata all’inizio del IV secolo d.C. durante la persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano.

Siracusa non perse la sua importanza in età medievale. Nel V secolo d.C. la città faceva parte dell’Impero Romano d’Oriente (che poi divenne Impero Bizantino). Per volere dell’imperatore Costante II, tra il 663 e il 668 d.C. Siracusa divenne capitale imperiale al posto di Costantinopoli. Di età normanna sono, oltre le chiese e i monasteri, anche i castelli, come il Castello di Maniace voluto dall’imperatore Federico II all’estremità orientale di Ortigia.

Purtroppo, della Siracusa di età medievale e rinascimentale non resta molto. Un terremoto colpì la città nel 1693, costringendola ad affrontare una potente ristrutturazione di edifici, chiese e palazzi nobiliari.

Nel XVI secolo, durante il regno di Carlo V, l’isola di Ortigia venne separata dalla terraferma e fortificata, tornando a essere il nucleo della città di Siracusa. Soltanto alla fine del XIX secolo la città abbatté le fortificazioni e tornò a espandersi sulla terraferma.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Siracusa venne pesantemente bombardata dagli Alleati anglo-americani. Un ultimo avvenimento storico accadde nel territorio di Siracusa il 3 Settembre 1943, quando venne firmato l’armistizio tra il Regno d’Italia e gli Alleati.

Fin dai tempi più antichi, il sito dell’attuale Siracusa fu un importantissimo snodo commerciale tra le rotte che solcavano il Mar Mediterraneo. Infatti, Siracusa ospita due porti: il primo è il cosiddetto Porto Grande, nella grande baia meridionale dove sfocia l’Anapo, col Castello Maniace a dominarne l’imboccatura settentrionale; il secondo è il Lakkios, chiamato anche Porto Piccolo, nell’incavo di terra a nord di Ortigia.

Le tracce archeologiche trovate nei siti di Siracusa e la necropoli di Pantalica sono ancora oggi in buono stato di conservazione. Le loro strutture architettoniche dimostrano l’apporto di diverse influenze culturali, una grande e importante testimonianza delle culture mediterranee incontratesi e trasformatesi nel corso dei millenni. 

Bibliografia e Sitografia

  • G Bejor, M. Castoldi e C. Lambrugo, Arte greca. Dal decimo al primo secolo a.C., Mondadori, Milano 2008;
  • AA. VV., L’Italia dell’Unesco, Giunti e Tancredi Vigliardi Paravia Editori, Firenze 2021;
  • Marco Tullio Cicerone, In Verrem, II, 4, 117;
  • E. Lippolis, M. Livadiotti, G. Rocco, Architettura greca: storia e monumenti del mondo della polis dalle origini al V secolo, Mondadori, Milano 2007;
  • S. Tusa, La Sicilia nella preistoria, Sellerio Editore, Palermo 1999.

Foto di Antonietta Patti

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