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L’Impero Persiano: la minacciosa superpotenza

di Esther Di Gristina
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Alla vigilia dell’invasione della Grecia, nel 494 a.C., l’Impero Persiano sotto Dario I si trovava in una posizione di grande potere e influenza. Una serie di eventi politici, militari e strategici spiegano come i Persiani arrivarono a minacciare la Grecia.

Fondata da Ciro il Grande intorno al 550 a.C, la dinastia achemenide aveva conquistato un vastissimo impero, includendo la Babilonia, la Lidia (Asia Minore) e l’Impero Medo (antico popolo iranico). La conquista della Lidia (546 a.C.) portò sotto il controllo persiano anche le città greche dell’Asia Minore (Ionia, Caria, Eolide), abituate però a una relativa autonomia politica.

Le città greche dell’Asia Minore, esasperate dalla pressione fiscale e dal controllo dei tiranni nominati dai Persiani, si ribellarono con l’aiuto di Atene ed Eretria. Anche se inizialmente ebbero successo con l’incendio di Sardi nel 498 a.C., la “rivolta Ionica” fu brutalmente repressa dai Persiani. La sconfitta definitiva avvenne nella battaglia navale di Lade (494 a.C.) che segnò la fine della rivolta.

Il desiderio di punizione e di espansione condusse Dario I a decidere di punire Atene ed Eretria per il loro sostegno alla rivolta ionica. Al di là della vendetta, c’era anche una visione strategica: portare la Grecia continentale sotto il controllo persiano, come parte di una più ampia politica di espansione verso l’Occidente.

Quindi, dopo il 494 a.C. i Persiani si dedicarono a rafforzare il controllo sull’Asia Minore, riorganizzando politicamente ed economicamente la regione. Iniziarono anche a sottomettere le isole dell’Egeo e alcune città della Tracia e della Macedonia, costruendo una rete di avamposti e alleanze. Infatti, nel 492 a.C. una prima spedizione persiana guidata da Mardonio raggiunse la Tracia e la Macedonia, ma fu fermata da una tempesta.

A livello geopolitico, l’Impero Persiano era la più grande potenza del tempo, con risorse enormi e un esercito immenso con burocrazia efficiente. La diversità etnica dell’impero e la sua tolleranza religiosa permisero un controllo relativamente stabile, ma con tendenze accentratrici da parte del Re.

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