La Battaglia di El-Alamein avvenuta ad ottobre-novembre 1942 fu uno scontro decisivo della Seconda Guerra Mondiale, combattuto in Egitto tra le forze dell’Asse (principalmente italiane e tedesche, sotto il comando del feldmaresciallo Erwin Rommel) e quelle Alleate (guidate dal generale britannico Bernard Montgomery).
Dopo alcune vittorie iniziali in Libia e nell’Africa del Nord, Rommel puntava ad avanzare in Egitto. Le forze italiane erano parte dell’Armata corazzata italo-tedesca, sotto il comando del generale Rommel. L’Asse intendeva conquistare questa via strategica, protetta dagli Alleati, che permetteva il collegamento rapido tra Europa, Asia e Oceano Indiano.I giacimenti mediorientali e la via per il Caucaso erano obiettivi importanti per la guerra.
In questa Armata erano impegnate le divisioni italiane Folgore (paracadutisti), Trieste (divisione corazzata), Littorio (corazzata), Brescia, Pavia, Trento (fanteria) e Trieste (motorizzata). Durante l’attacco britannico, iniziato il 23 ottobre 1942, molte di queste divisioni furono accerchiate, spazzate via dai bombardamenti, abbandonate senza rinforzi né rifornimenti.
La divisione Folgore, nonostante fosse male armata contro i carri inglesi, resistette eroicamente per giorni e si ritirò solo quando esaurì munizioni e acqua. Mentre la divisione Ariete, l’unica corazzata italiana, fu completamente annientata il 4 novembre 1942, mentre cercava di rallentare l’avanzata inglese. Le forze italiane erano molto meno moderne rispetto a quelle inglesi: i carri armati italiani erano superati, l’artiglieria scarsa, e la logistica insufficiente.
Le perdite italiane furono pesantissime: oltre 30.000 soldati italiani persero la vita, furono feriti o catturati, moltissimi mezzi distrutti o abbandonati (carri, camion, artiglieria), migliaia di soldati italiani presi prigionieri, molti dei quali trattati dignitosamente ma portati lontano, ad esempio in India o Australia.
La seconda battaglia di El-Alamein si concluse con una pesante sconfitta per l’Asse. Le forze italo-tedesche furono costrette a ritirarsi dall’Africa, per concludere l’impresa con la resa in Tunisia nel 1943.
Nei primi tempi della campagna africana, Rommel criticò apertamente l’organizzazione dell’esercito italiano, definendola burocratica e lenta, soprattutto, non sopportava la lentezza del Comando Supremo italiano, che secondo lui ostacolava operazioni rapide ed efficaci. Biasimava la dirigenza, la scarsa qualità dei mezzi e delle forniture italiane.
In particolar modo, Rommel criticava l’incapacità di alcuni generali italiani, soprattutto nei primi mesi di guerra, ma non i singoli soldati. Rommel aveva rapporti difficili ma rispettosi con alcuni ufficiali italiani, come il Generale Giovanni Messe (che stimava) e riconosceva il valore individuale dei reparti italiani, specialmente in condizioni disperate.
Dopo la tragica ritirata da El-Alamein, Rommel cambiò tono parlando dei soldati italiani. In particolare dichiarò: Gli italiani si sono comportati con un coraggio eccezionale. I paracadutisti della Folgore hanno combattuto fino all’ultimo uomo, i camerati italiani hanno combattuto con grande valore e sacrificio, pur sapendo di non avere alcuna possibilità contro una potenza soverchiante.
Queste parole ero riferite in particolare alla Divisione Folgore, che resistette eroicamente, nonostante fosse priva di carri armati, quasi senza rifornimenti, e costretta a combattere corpo a corpo contro forze soverchianti. Rommel quindi ebbe opinioni complesse e contrastanti sugli italiani: a volte li criticava duramente, altre volte li lodava con rispetto. Il 2 marzo 1941, Rommel scrisse: Gli Italiani, qui in Africa, sono degli ottimi camerati e dei bravi e valorosi soldati. Se avessero i nostri mezzi e la nostra disciplina, potrebbero gareggiare con le nostre migliori truppe. Insomma, i soldati italiani combatterono con coraggio, ma erano mal guidati e peggio equipaggiati.
La sconfitta di El-Alamein fu una catastrofe per il regime fascista. Mussolini, che aveva sempre parlato di vittorie, improvvisamente fu costretto a tacere una disfatta epocale. Così calò il morale dell’opinione pubblica: si diffuse la convinzione che l’Italia stesse combattendo una guerra troppo grande per le sue forze. Crescevano dubbi anche tra gerarchi fascisti e nella monarchia.
Dopo El-Alamein e lo sbarco in Marocco degli Alleati (nell’operazione Torch), l’Asse perse il Nord Africa nel 1943 e l’Italia fu invasa pochi mesi dopo (luglio 1943), con lo sbarco in Sicilia. Quindi questa sconfitta fu uno dei principali eventi che portarono alla caduta di Mussolini nel luglio del 1943.


