Le donne più famose della Mitologia

La mitologia possiede ancora oggi un fascino imperituro. Del resto, i personaggi divini e semi-divini del mito hanno avuto un ruolo centrale nella formazione della nostra cultura occidentale. Le donne, dee ed eroine, della mitologia rappresentano non solo aspetti divini, ma anche ideali e contraddizioni umane che rimangono attuali.

La società dell’antica Grecia e dell’antica Roma erano fortemente patriarcali, dato che, per esempio, in entrambe le civiltà le donne rimanevano escluse dal diritto di voto e dalle cariche pubbliche.

Nella società greca, le donne erano legate all’ambito domestico e familiare, la loro attività era orientata soprattutto alla gestione della casa e alla cura dei figli. Vi erano delle eccezioni: ad esempio, a Sparta le donne godevano di una maggiore libertà, partecipavano a una vita fisica e sociale più attiva, e potevano influenzare la gestione economica familiare.

Anche nella società romana, la condizione delle donne era legata all’ambiente familiare. Le matrone romane, soprattutto in età imperiale, godevano di un’ascendente “indiretto” all’interno della famiglia e della società. Le donne di alto rango, infatti, avevano un maggior accesso alle risorse economiche e alla possibilità di educare e influenzare i membri della famiglia.

Le donne della mitologia sono figure sagge e guerriere, indomite e sottomesse, addirittura violente. Molti miti rimarcano la natura ambivalente delle donna: fonte di creazione e distruzione, amore e invidia, protezione e vendetta. Certamente le donne della mitologia potevano assumere ruoli di potere, che quelle mortali non avrebbero mai potuto ottenere. Attraverso la mitologia si possono leggere anche critiche riguardo ai ruoli di genere imposti dalla società.

Molti personaggi femminili del mito possiedono potere, bellezza, intelligenza e una forte complessità psicologica. Quindi, ecco una personale top 10 delle donne più famose della mitologia:

1) Pandora

Pandora, John William Waterhouse

La progenitrice del genere femminile: la prima donna, creata dalla terra. Realizzata da Efesto, per volere di Zeus, e alla quale tutti gli dei regalarono particolari qualità (come la bellezza e la scaltrezza, doni rispettivamente di Afrodite e di Hermes). Pandora fu donata a Epimeteo, fratello di Prometeo, che aveva donato il fuoco agli uomini scatenando l’ira di Zeus.

Pandora era la portatrice del celebre vaso che una volta aperto liberò tutte le sciagure nel mondo. Un’altra versione del mito racconta che nel vaso di Pandora non ci fossero i mali dell’Umanità, ma le benedizioni degli dei, che avrebbero raggiunto i mortali, se Pandora non avesse aperto il coperchio.

Il mito di Pandora ci racconta che secondo i nostri antenati la donna era la fonte di tutti i mali dell’Umanità, poiché è stata creata come punizione divina per l’Uomo. Una visione che si riverbera nella religione ebraica e cristiana, con Eva che viene tentata dal serpente e condanna l’Umanità a soffrire sulla Terra. Del resto, ancora oggi viene usato il detto “chi dice donna, dice danno”.

2) Persefone

Proserpina, Dante Gabriel Rossetti

Dea della fioritura e della primavera, figlia di Demetra e Zeus, secondo la versione più nota. Persefone divenne regina degli Inferi dopo che Ade la rapì per sposarla. Il suo rapimento scatenò l’ira di Demetra, che con l’inverno distrusse le coltivazioni dei mortali. L’intervento di Zeus determinò la fine della contesa e il destino di Persefone.

La dea venne costretta a vivere negli Inferi, condizione che determina la tristezza di sua madre Demetra e il conseguente arrivo dell’autunno. Ma quando Persefone torna sulla Terra porta la gioia a sua madre e la primavera ai mortali.

Certamente, il mito di Persefone racconta il ciclo delle stagioni, il suo personaggio porta in sé luce e ombra, vita e morte. Tuttavia, il mito di Persefone mostra un’allegoria di come la donna veniva considerata nelle società antiche. Stima che è perdurata fino a qualche decennio fa, in effetti. Nel racconto mitologico, tutti i personaggi hanno voce in capitolo sulla vita di Persefone, tranne lei stessa. Quasi lei fosse un oggetto la cui proprietà passa dai genitori al marito. E l’oggettificazione del corpo di una donna è purtroppo un tema ancora molto attuale.

3) Galatea

Trionfo di Galatea, Raffaello

Galatea è una Nereide, una ninfa del Mar Mediterraneo, dotata di straordinaria bellezza e grazia. Il mito la pone al centro di un triangolo amoroso, dato che era amata sia dal ciclope Polifemo sia dal giovane e bellissimo pastore Aci. Lei sceglie di ricambiare l’amore di Aci, senza sapere di condannare a morte il suo amato. La sua scelta infatti, scatena la gelosia violenta del ciclope, il quale, incapace di accettare il rifiuto, uccide Aci.

La figura di Galatea simboleggia la bellezza, la grazia e la delicatezza del genere femminile. Il tragico epilogo del racconto mitologico evidenzia il contrasto fra un amore giusto e puro, e la crudezza delle passioni reali e distruttive.

La storia di Galatea mostra come anche l’amore più genuino e ricambiato possa essere fonte di sofferenza, quando si scontra con forze brutali e incontrollabili. Con una divergenza: a differenza di molte vicende di cronaca attuali, nel mito di Galatea il maschio rifiutato ha dirottato la sua rabbia verso il rivale, non verso l’oggetto del suo “amore”.

4) Arianna

Arianna, John William Waterhouse

Figlia di Minosse e Pasifae, sovrani di Creta, aiuta l’eroe Teseo a fuggire dal labirinto del Minotauro (che poi è suo fratellastro) dandogli il famoso filo o facendogli luce con un diadema donatole da Dioniso. Secondo il mito infatti, Arianna era già legata a Dioniso.

Nonostante questo legame, Arianna aiuta l’eroe ateniese, per poi fuggire con lui. Teseo l’abbandona, più o meno volontariamente, sull’isola di Nasso (episodio dal quale proviene il famoso detto “piantata in [n]asso”), dove viene ritrovata da Dioniso.

La mitologia riporta una sorta di lieto fine per Arianna: la sua ascensione tra gli dei e il matrimonio con Dioniso, dio del vino e dell’ebbrezza. Arianna diventa immortale, e con la sua luce accompagna il corteo del marito.

Nel mito, Arianna è la guida fondamentale, di Teseo e di Dioniso. La sua figura diventa il simbolo della presenza di una forza salvifica che guida una trasformazione emotiva. Arianna è una sorta di “angelo” che offre una protezione simbolica e la possibilità di una rinascita. Arianna rappresenta la gioia di vivere, il cambiamento e la salvezza.

5) Medea

Medea e i figli, affresco pompeiano

Principessa della Colchide, Medea ha origini divine, dato che suo padre è nipote del titano Iperione. Il mito di Medea inizia quando ella aiuta Giasone a rubare il vello d’oro: l’obiettivo della spedizione degli Argonauti. Grazie ai suoi poteri magici, Medea è stata fondamentale per la riuscita delle imprese di Giasone.

Innamoratasi dell’eroe, fugge con lui, sposandolo e partorendo poi due bambini. La fedeltà di Giasone si scontra però con la sua brama di potere: per avvicinarsi al trono di Corinto, accetta di sposare Creusa, la figlia del re Creonte, abbandonando Medea e i figli.

Medea reagisce al tradimento del marito con una vendetta spietata: uccide Creusa, per punire la donna che aveva osato rubarle il marito, e i suoi stessi figli, per punire l’uomo che l’aveva abbandonata. Riesce a fuggire dai suoi crimini, si dirige ad Atene, dove sposa Egeo. Il mito la ricorda in contrapposizione ad altri eroi, come Eracle.

Medea divenne l’incarnazione dello straniero da temere. Oltre al simbolo della donna passionale e vendicativa, capace di compiere le azioni peggiori per colpire i suoi nemici e ottenere ciò che vuole.

6) Medusa

Medusa, Gian Lorenzo Bernini

È la più conosciuta delle gorgoni: creature rappresentate con ali d’oro, mani di bronzo, denti enormi e serpenti al posto dei capelli. A differenza di Steno ed Euriale, Medusa possiede il potere di pietrificare chiunque la guardi negli occhi. Potere che deriva dalla maledizione scagliatale dalla dea Atena.

Secondo il racconto mitologico, Medusa era una bellissima giovane che ebbe la sfortuna di incontrare Poseidone. Il dio del mare le uso violenza in uno dei templi della dea Atena, la quale, non potendo punire il dio, punì la giovane. Medusa divenne allora il “mostro” il cui sguardo pietrifica le vittime.

Medusa è il simbolo di un meccanismo psicologico che la nostra cultura porta avanti da millenni: quello che succede quando si chiede a una donna com’era vestita quando ha subito una violenza. In pratica, si colpevolizza la vittima di un abuso ribaltando la realtà. E invece di condannare l’aggressore, non soltanto si incolpa la vittima, ma la si induce a autocolpevolizzarsi, aumentando la sua difficoltà nel chiedere aiuto.

Atena, pur essendo una dea femminile, incarna anche principi di ordine, saggezza e controllo che trascendono il semplice genere. Atena maledice quelle qualità di forza, bellezza e irresistibilità femminile, che potevano essere percepite come minacce all’ordine stabilito all’interno di un sistema patriarcale.

Inoltre, la trasformazione di Medusa, da bellissima donna a creatura mostruosa, mostra come il cambiamento, spesso causato dal giudizio (divino o sociale), sia parte integrante della condizione umana.

7) Penelope

Penelope, John William Waterhouse

Originaria di Sparta e cugina di quell’Elena la cui fuga scatenò la guerra di Troia, Penelope è famosa per essere la moglie di Odisseo (o Ulisse), re di Itaca. Quando quella guerra scoppiò, Penelope era già sposa di Odisseo e madre di Telemaco. Com’è risaputo, la guerra di Troia tenne lontano Odisseo dalla sua patria per oltre 20 anni.

Durante questo lungo periodo di tempo, Penelope tiene le redini del regno e conserva puro il letto del marito. Per tenere a bada i Proci, i pretendenti alla sua mano e al trono di Itaca, Penelope architetta lo stratagemma della tela: il sudario per il suocero, Laerte, che cuce di giorno e scuce di notte.

Penelope è la sposa amorevole che aspetta con fiducia il ritorno del marito, senza mai perdere la speranza. È riconosciuta come simbolo di fedeltà coniugale imperituro. Anche perché, lei attende il ritorno di quel marito che, solcando i mari, visita isole paradisiache dove ha più di un’avventura amorosa.

Sembra quasi una risposta agli anni di tradimenti, il fatto che una certa tradizione letteraria riporti una Penelope dalle caratteristiche opposte a quelle appena descritte. Alcune versioni più recenti del racconto omerico (Pausania, Cicerone, Apollodoro, Erodoto) raccontano che Penelope si concesse ai Proci e perfino al dio Ermes. Da quest’ultimo ebbe addirittura un figlio: il dio Pan.

8) Clitemnestra

Clitemnestra dopo l’omicidio di Agamennone, John Collier

Figlia di Tindaro e Leda, era sorellastra e cognata di Elena, dato che sposò Agamennone, fratello di Menelao. Il suo matrimonio procede bene, fino a quando non scoppia la guerra di Troia. Suo marito infatti, è a capo della spedizione achea per andare a riprendere Elena, ma la flotta rimane bloccata per volere di Artemide, la quale richiede il sacrificio di una delle sue figlie: Ifigenia.

Dopo 10 anni di guerra a Troia, Agamennone riesce a fare ritorno a Micene, portandosi dietro Cassandra, l’ultima delle sue amanti. Anche Clitemnestra ha avuto una relazione extraconiugale, con Egisto, cugino del marito. E con lui organizza la sua vendetta: dopo aver accolto il marito, lo uccide senza alcuna pietà.

I poeti, come Omero ed Euripide, hanno dipinto Clitemnestra come una vittima, prima di Agamennone, che ha assassinato la figlia prediletta e l’ha tradita, e poi di Egisto, l’amante che l’ha spinta all’omicidio. La morte di Ifigenia e i tradimenti sono il motivo per cui Clitemnestra comincia a covare rancore e odio verso il marito. Sentimenti che la spingono a un atto deplorevole e che pagherà con la vita. Verrà uccisa dal figlio Oreste, che vendicherà così la morte del padre..

Se Penelope è universalmente nota come simbolo di fedeltà allo sposo, Clitemnestra rappresenta la complessità delle passioni femminili che possono condurre alla ribellione contro il marito.

Tutto sommato, Clitemnestra non è mai stata rappresentata come una donna crudele, ma soltanto molto passionale. Appare crudele soltanto quando uccide l’incolpevole Cassandra. Il personaggio di Clitemnestra porta a riflettere sulla complessità della psicologia femminile. La sua storia manifesta come la ribellione (in questo caso, violenta) possa emergere in risposta a un’ingiustizia e come atto di rivendicazione personale ai canoni della moralità tradizionale, imposti dal sistema patriarcale.

9) Antigone

Antigone condannata a morte da Creonte, Giuseppe Diotti

Una delle figlie dell’incesto di Edipo e Giocasta, è l’eroina dell’omonima tragedia di Sofocle. Nonostante le sue origini, Antigone è molto legata alla sua famiglia: affezionata al padre, lo accompagna a Colono nel suo esilio. Affezionata ai suoi fratelli, Eteocle e Polinice, li piange entrambi quando si scontrano sotto le mura di Tebe per il governo della città.

Alla fine della guerra, Creonte, il nuovo re, accetta di seppellire Eteocle, ma non Polinice, perché quest’ultimo aveva combattuto contro la propria città. È Antigone a seppellire Polinice, nonostante le remore di sua sorella Ismene.

Per questo suo atto di ribellione, dettato dall’amore e dal rispetto delle leggi divine, Antigone viene condannata a morte: rinchiusa in una cella sotterranea, finisce per impiccarsi. Nella versione di Euripide, Antigone riesce a fuggire, per poi avere un figlio da Emone, suo cugino (figlio di Creonte) e promesso sposo.

In ogni caso, Antigone è una figura che simboleggia il coraggio e la ribellione pacifica. Lo scontro tra lei e Creonte simboleggia quello tra la legge e la libertà, tra il potere e il sentimento. Antigone, che “non condivide l’odio, ma l’amore”, viene osteggiata da Creonte anche perché donna e dimostra una forza inusuale per il suo sesso.

Antigone riassume in sé i grandi conflitti dell’Umanità: quello tra l’uomo e la donna, tra l’individuo e la società a cui appartiene, tra le leggi divine e quelle umane. Ecco, Antigone è la donna che, una volta presa la sua decisione, non ha più paura e agisce con determinazione.

10) Psiche

Psiche abbandonata, Pietro Tenerani

Donna mortale ma di straordinaria bellezza, Psiche è tanto incantevole da suscitare l’invidia di Venere. Amata da Eros, il dio dell’amore, vive un’appassionante storia d’amore. Storia intensa ma segreta: perché Psiche non può vedere il volto del suo amato. Tuttavia, spinta dalla curiosità, Psiche trasgredisce il divieto e scopre l’identità di Eros, rompendo il loro intimo legame.

Rimasta sola, Psiche è costretta a intraprendere un lungo cammino, fatto di prove impossibili imposte dalla gelosa Afrodite. Queste prove mettono in luce il coraggio, la perseveranza e la determinazione di Psiche nel riconquistare l’amore perduto. Alla fine, Psiche si riunisce a Eros, lo sposa e ottiene l’immortalità. Dalla loro unione nasce una bambina: Voluttà.

La storia di Eros e Psiche simboleggia il vero amore, che esiste solo nel momento in cui si ama il corpo e lo spirito di una persona. Il percorso di Psiche (il cui nome significa “anima”) simboleggia il viaggio dell’anima umana, che deve affrontare le proprie sfide interiori verso la consapevolezza di sé e, grazie all’amore, raggiungere la conoscenza e l’elevazione spirituale. L’unione di Psiche con Eros rappresenta il potere trasformativo dell’amore, capace di elevare l’anima e renderla immortale.

Le donne della mitologia non sono le personificazioni di ideali statici, ma rappresentano forze vitali, complesse e multidimensionali. Possono essere custodi della vita (come Persefone e Arianna), e portatrici di vendetta o punizione (come Medea e Clitemnestra). Questa ambivalenza può essere considerata una metafora delle tensioni dovute al tentativo di definire un’identità in contesti culturali complessi e patriarcali.

Leggere opere come l’Iliade e l’Odissea di Omero, le tragedie di Eschilo, Sofocle, Euripide, Seneca, e tanti altri è utile. Perché dalla loro visione mitica e culturale, nella quale sono cresciute le donne nell’antichità, possiamo analizzare come sia cambiata la società e la condizione della donna. Oggi, molti intellettuali rivedono in chiave moderna il ruolo delle donne della mitologia, esibendo nuovi spunti e portando avanti un dibattito millenario. Del resto, il modello femminile non rimane fisso, ma si evolve in base al contesto storico, sociale e religioso.

In effetti, l’interpretazione di questi personaggi può aiutare a comprendere meglio le dinamiche sociali e culturali moderne. Del resto, la mitologia continua a influenzare la cultura contemporanea, ispirando l’arte, la letteratura, il cinema e le discussioni sul ruolo della donna nella società.

Danaidi, John William Waterhouse

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