Juan Carlos I Re di Spagna , la Questione della Catalogna e il passaggio di potere a Felipe VI

Juan Carlos I è stato re di Spagna dal 1975 al 2014. Salì al trono dopo la morte del dittatore Francisco Franco e fu una figura chiave nella transizione della Spagna verso la democrazia. Nonostante fosse stato educato sotto il regime franchista, e scelto da Franco come suo successore, sorprendentemente, iniziò un processo di riforma politica verso la democrazia.

Il primo ministro Adolfo Suárez, nominato da Juan Carlos nel 1976, fu fondamentale. Suárez negoziò con l’opposizione e con settori del franchismo una Legge per la Riforma Politica (1976), approvata con un referendum popolare. Vennero così indette le prime elezioni libere (1977), le ultime erano state nel lontano 1936. Fu anche convocata una Corte Costituente per redigere una nuova Costituzione.

Juan Carlos contribuì a smantellare il regime autoritario, sostenendo la nuova Costituzione democratica del 1978. Approvata con referendum, sancì la monarchia parlamentare, i diritti fondamentali, la divisione dei poteri e la possibilità di autonomia per le regioni.

Il 23 febbraio 1981, il tenente colonnello Tejero tentò un colpo di Stato. Il re Juan Carlos si oppose fermamente in diretta TV, difendendo la democrazia e guadagnandosi grande rispetto popolare. Nel 1982 il Partito Socialista (PSOE), guidato da Felipe González, vinse le elezioni, completando di fatto la transizione. La questione della Catalogna nella transizione fu complessa. Durante il franchismo, la lingua, la cultura e le istituzioni catalane furono duramente represse. Questo alimentò un forte desiderio di autonomia. Già nel 1977, prima ancora della Costituzione, fu ricostituita la Generalitat de Catalunya, il governo catalano in esilio. Josep Tarradellas, presidente storico della Generalitat, tornò a Barcellona con l’approvazione di Madrid. Dopo la Costituzione del 1978, che riconosceva le “nazionalità storiche”, la Catalogna ottenne un proprio Statuto di Autonomia, nel 1979. Questo le garantiva un autogoverno in settori chiave, come istruzione, sanità e cultura. Sebbene l’autonomia fosse un grande passo avanti, il movimento indipendentista non scomparve. Si è anzi rafforzato nel tempo, esplodendo nel XXI secolo con richieste di referendum e indipendenza, specie dopo la crisi del 2008 e la sentenza della Corte Costituzionale del 2010 che limitava lo Statuto del 2006.

Negli anni 2000, l’immagine del monarca fu indebolita da scandali finanziari, problemi di salute e controversie, tra cui una discussa battuta di caccia nell’aprile 2012. Infatti, il Re Juan Carlos I fece un viaggio di lusso segreto in Botswana, per partecipare a un safari di caccia agli elefanti.

Il viaggio suscitò indignazione in Spagna, perché avvenne in un periodo di grave crisi economica e di misure di austerità nel paese: l’opinione pubblica si aspettava che la famiglia reale mostrasse sobrietà. Inoltre, il viaggio non fu reso pubblico fino a quando il Re non si ruppe un’anca durante il viaggio e dovette essere riportato d’urgenza in patria per un intervento chirurgico. In seguito, emersero immagini del Re che posava accanto a un elefante morto, provocando forti reazioni da parte di gruppi animalisti e cittadini.

Come conseguenza, il Re fece una rara dichiarazione pubblica di scuse, disse:Mi dispiace molto. Ho commesso un errore e non accadrà di nuovo. Tuttavia, questo evento danneggiò la sua reputazione e contribuì alle crescenti richieste di riforma della monarchia e persino alla sua abdicazione nel 2014, quando cedette il trono a suo figlio.

Il 2 giugno 2014, Juan Carlos annunciò la sua abdicazione. Fu ufficialmente proclamato Re Felipe VI, il 19 giugno 2014. Il nuovo sovrano cercò di restaurare l’immagine della monarchia, adottando uno stile più sobrio e trasparente.

Anche con il nuovo monarca, la questione fra la Spagna e la Catalogna vive una fase di distensione e dialogo, segnando un allontanamento dalle tensioni acute degli anni passati. Dopo le elezioni regionali catalane del maggio 2024, il Partito dei Socialisti di Catalogna (PSC), guidato da Salvador Illa, ha ottenuto una netta vittoria, conquistando 42 dei 135 seggi del Parlamento regionale. Questo risultato ha interrotto oltre un decennio di predominio dei partiti indipendentisti, che non detengono più la maggioranza né di voti né di seggi.

A seguito di questa svolta, il governo centrale spagnolo e la Generalitat catalana, hanno concordato di riattivare quattro commissioni bilaterali, tra cui quella per gli Affari Economici e Fiscali, con l’obiettivo di rafforzare l’autogoverno catalano e promuovere progetti congiunti, come investimenti nel settore dei semiconduttori, cioè l’incremento della scienza tecnologica dei materiali.

Il sostegno all’indipendenza catalana ha raggiunto il minimo storico, con il 54% dei catalani contrari e solo il 40% favorevoli, secondo un sondaggio del novembre 2024. I leader indipendentisti, come Carles Puigdemont e Oriol Junqueras, stanno ri-orientando le loro strategie, focalizzandosi su obiettivi come l’amnistia e il rafforzamento della loro influenza politica, pur mantenendo una posizione critica nei confronti del governo centrale.

Il presidente catalano Salvador Illa ha espresso fiducia in una nuova fase politica che superi le divisioni del passato, non escludendo incontri con figure come Puigdemont per favorire la riconciliazione. Tuttavia, permangono sfide significative, tra cui la gestione delle tensioni interne dei partiti indipendentisti e la necessità di approvare un bilancio regionale condiviso.

In sintesi, le relazioni tra la Spagna e la Catalogna nel 2025 mostrano segnali positivi di dialogo e cooperazione, sebbene il percorso verso una stabilità duratura richieda ulteriori sforzi e compromessi da entrambe le parti.

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