Il Corpo Forestale e la Festa di San Giovanni Gualberto, celeste patrono dei Forestali d’Italia

EX SILVIS AD GLORIAM!

La tradizione storiografica vuole che Giovanni Gualberto ormai trentenne nel vigore degli anni, incontrato l’assassino di suo fratello stava per vendicarsi, quando, scosso dal turbamento del poveretto che in atto di pentimento si era messo a terra con le braccia incrociate in attesa di essere pugnalato, trovò la forza di perdonarlo.

Canonizzato da Papa Celestino III nel 1193, fu venerato come eroe della carità per le sue benemerenze nel campo sociale continuate dalla sua Congregazione, specialmente nel settore della selvicoltura, nel 1951 fu proclamato Patrono dei Forestali italiani, da Papa Pio XII.

La nascita del Corpo Forestale risale al 15 ottobre 1822, quando Carlo Felice di Savoia stabilì la costituzione dell’Amministrazione Forestale per la custodia e la vigilanza dei boschi del Re, dunque quest’anno 2025 i Forestali d’Italia celebrano i 203 anni dalla nascita del Corpo Forestale dello Stato (da adesso in avanti identificato come CFS).

Dalla data di istituzione ai nostri tempi, le funzioni e l’ordinamento del CFS si sono trasformati e ampliati divenendo assai più complessi, coinvolgendo tematiche e situazioni completamente diverse e spesso più difficili e spigolose dal passato, quando interessavano solo le aree montane e rurali italiane. Di pari passo con i tempi che incalzavano, si era ampliato il ruolo del CFS che si poneva a tutela dell’ambiente, ed estendeva la propria competenza tecnico-professionale nei vari settori che interessavano i beni naturali in senso ampio e attuale.

Nel corso degli anni, inizialmente si è sviluppato nella nostra società un grande e rispettoso interesse verso i beni ambientali naturali e man mano che il tempo scorreva lento, tra l’Uomo e il territorio naturale si stabiliva una connessione sinergica molto stretta e riguardosa. In breve, sino ad un certo punto l’Uomo ha saputo convivere con l’ambiente naturale, prendendo da esso soltanto il necessario per la propria esistenza.

In seguito, questo rapporto benefico si trasformava e tendenzialmente diventava tossico, tanto da trasformarsi spesso in attacchi sistemici e deleteri da parte di chi non detiene una pur minima sensibilità verso “Madre Natura”. La capacità dell’Uomo di incidere sull’ambiente, al presente è cambiata da anni ed é sotto gli occhi di tutti, ad esempio, la gente non si reca più nelle foreste con la vanga e l’ascia per dissodare o tagliare legna per uso proprio, ma utilizza i mezzi meccanici e altri strumenti di distruzione.

Per soddisfare i suoi continui bisogni, l’Uomo ha modificato a proprio vantaggio gli ambienti naturali per cacciare, coltivare, spostarsi, costruire e utilizzare il legname, rischiando di compromettere la propria stessa esistenza e lasciando sì che l’interesse personale, egoistico, prevaricasse su quello ambientale e quindi a danno della collettività. L’Uomo, forse inconsapevolmente, si è convinto che il nostro patrimonio naturalistico é talmente esteso da contenere e rilasciare risorse illimitate. Ma si sbaglia: il nostro territorio naturale ha una limitata capacità di rigenerazione che dobbiamo assolutamente imparare a gestire.

Purtroppo, a volte, l’Uomo tiene il cuore e l’anima spenti e spesso agisce in modo indiscriminato nei confronti dell’ambiente creando squilibri, non sente i lamenti che si levano dalla “Madre natura” che così paga sempre per le colpe dei propri figli, presi da sentimenti negativi che li inducono a portargli degli attacchi indiscriminati e a volte letali.

Inizialmente, la molteplicità dei compiti affidati al CFS per legge, affondavano le radici in una storia professionale dedicata primariamente alla difesa dei boschi e al controllo delle attività umane nei terreni sottoposti a Vincolo Idrogeologico. In seguito, anche in considerazione di quanto sopra scritto, con il trascorrere e il mutare dei tempi, il CFS si è evoluto e aperto alla modernità, insomma, si é trasformato strutturalmente e ampliato nel Servizio d’Istituto, divenendo assai più complesso e articolato.

Ma sempre in linea con gli insegnamenti e i valori ispirati da San Giovanni Gualberto, il Santo Patrono dei Forestali italiani. Anche in virtù delle qualifiche di Polizia Giudiziaria e Pubblica Sicurezza possedute dai suoi uomini, la tutela e quindi la presenza del CFS, oltre che nelle aree vocate (aree montane), via via si era estesa su città, strade, autostrade, fiumi, mari, insomma, interessava ogni angolo dell’intero territorio nazionale. Attraverso una nuova definitiva e chiara natura specialistica che ne esaltava il ruolo di una moderna forza istituzionale di polizia ambientale ad ordinamento civile codificata dalle norme giuridiche, il CFS era preparato ad affrontare le problematiche e anche i rischi derivanti dal nuovo modo di vivere degli italiani contemporanei.

Scuola del Corpo Forestale dello Stato dove si sono formati professionalmente i “Forestali” italiani.

Per quanto detto, accanto alle attività tecniche tradizionali erano aumentate le competenze in numerosi altri settori e per tale motivo il CFS svolgeva attività di polizia e controllo del territorio in particolare nelle aree protette, attraverso l’applicazione delle leggi ambientali. Il CFS in tale evoluzione, attraverso alcune norme emanate dal legislatore italiano e la cultura ambientale delle sue Scuole Forestali altamente specializzate, aveva rafforzato tecnicamente e professionalmente i propri compiti di controllo e sorveglianza ed era diventato una forza di Polizia ad Ordinamento Civile, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico.

In particolare, la qualifica di Polizia Giudiziaria della quale é dotato ogni uomo del CFS, riassume un profilo operativo coordinato dall’Autorità Giudiziaria, che obbliga il personale ad essere sempre in prima linea nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e difesa ambientale. Il CFS é stato sempre attivo nel contrasto alle ecomafie, nella tutela degli ecosistemi e del patrimonio naturale e paesaggistico, proferendo grande impegno verso la prevenzione e repressione degli inquinamenti dei corsi d’acqua, delle attività abusive di cava, edilizie, manomissione e consumo del territorio.

In virtù delle sue qualifiche, il CFS era impiegato nella prevenzione e repressione di furti e danneggiamenti nelle aree rurali, si occupava del controllo delle acque interne, delle convenzione sul commercio internazionale di fauna e flora in via di estinzione (CITES), convenzioni internazionali e direttive comunitarie in materia di prevenzione e repressione dei reati a carattere ambientale e agroalimentare.

Utilizzando anche le moderne tecniche d’intervento, il CFS aveva potenziato il sistema di prevenzione e repressione degli incendi boschivi. Ancora, il CFS era specializzato e chiamato a concorrere nell’espletamento di servizi di ordine e soccorso pubblico, protezione civile e pubblica sicurezza, nonché divulgazione didattica tecnica e scientifica in campo ambientale, redazione dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio (INFC), attraverso il preciso monitoraggio e pianificazione forestale e gestione forestale sostenibile.
Insomma un efficiente e moderno Corpo tecnico con funzioni di Polizia con specifici compiti tecnico-amministrativi al servizio della natura e della collettività.

Un altro obiettivo prioritario che ha perseguito con tenacia il CFS sino a quando era operante era l’esaltazione delle funzioni e dei valori naturalistici dei boschi, quali elementi essenziali che potrebbero aiutarci nella lotta al devastante fenomeno dei cambiamenti climatici, oggi alquanto incompresi e trascurati dalla nostra opulenta civiltà dei consumi. Per rispondere a queste grandi esigenze tecnico-professionali, é evidente che il personale del CFS ha dovuto sviluppare e specializzare la propria competenza presso le Scuole Forestali dello Stato, in modo da dare risposte sempre migliori alle nuove sfide che si sono presentati con i nuovi e moderni modelli di vita delle popolazioni.

La scienza specialistica dell’ambiente, ancor più se con finalità professionale, include nell’operatore Forestale una seria dotazione culturale, tecnico-legislativa e giudiziaria, connessa ad un settore che cambia e si evolve rapidamente, serve anche una equilibrata e diligente preparazione all’uso delle armi, dato che il Corpo Forestale è un’Istituzione armata.

In definitiva, il CFS ha contrassegnato con la sua presenza discreta e continua il panorama ambientale italiano pre e post unitario sino ai giorni nostri quando una sciagurata scelta della politica governante italiana ha deliberato la sua soppressione a partire da gennaio 2017. Infatti, con il pretesto di una finta e deleteria “riorganizzazione” che ha imbrogliato gli italiani a detrimento dell’ambiente nazionale, secondo quanto stabilito da un decreto legislativo folle il CFS è stato soppresso.
Insomma, con alcuni tratti di penna sono stati cancellati oltre 2 secoli di storia italiana e cultura dell’ambiente.

E’ opinione comune di tutti i Forestali d’Italia che, attraverso oscure alchimie politiche, il CFS è stato umiliato e relegato all’abdicazione, il popolo italiano è stato tradito e disorientato perché privato della vera essenza tangibile che lo Stato aveva posto a difesa dell’ambiente. Dunque, con la sua soppressione lo Stato Italiano ha perso un’Istituzione collaudata di conoscenza e controllo eco-sistemico del territorio e capacità professionale di valutarne la sua resilienza e proporne gli eventuali interventi correttivi da effettuare per prevenire i disastri naturali. Il Cittadino ha perso un interlocutore serio ed in grado di consigliarlo ove necessario, nella risoluzione delle varie problematiche che spesso si presentano in particolare nelle aree montane disagiate.

Dopo l’eliminazione del CFS, sul territorio Nazionale sono rimasti operanti i Corpi Forestali delle Regioni a Statuto Speciale, compreso quello siciliano, la cui sorte è paurosamente incerta e scoraggiante, visto il pauroso disinteresse della politica regionale. Infatti, é il potere politico siciliano che deve assumere le iniziative di potenziamento o ahimé, soppressione anche per il nostro amato Corpo Forestale Regionale e il mio timore é proprio questa seconda ipotesi, visto che in atto non si colgono segnali che possano fare pensare ad un potenziamento e rilancio del Corpo Forestale della Regione Siciliana.

Insomma, il futuro é scoraggiante perché la politica governante siciliana manca di sensibilità dell’ambiente e coraggio per invertire la rotta. A fronte di una pianta organica che dovrebbe avere almeno 1380 unità, l’organico complessivo del Corpo Forestale in divisa in tutta la Sicilia è costituito di 393 unità in fase calante (molti dei quali utilizzati per il funzionamento amministrativo degli uffici), su n° 82 Distaccamenti Forestali, 9 strutture intermedie provinciali e servizi vari, ampiamente carenti per affrontare le problematiche d’Istituto (Piano Triennale dei fabbisogni di personale (PTFP) 2020/2022. Integrazione per i ruoli del Corpo Forestale della Regione Siciliana).

Seppur sono in aumento gli illeciti che vengono compiuti a danno del territorio naturale, oggi diventa persino una rarità incontrare una pattuglia del Corpo Forestale sulle piste forestali montane e certo non per colpa dei Forestali in divisa, ma semplicemente perché i Comandanti dei Distaccamenti non riescono più a organizzare e preventivare regolarmente le perlustrazioni per mancanza di personale. Restando così le cose, difficilmente potrà sopravvivere a lungo e adempiere ai propri compiti come fa dal 1972.

Tale situazione mi da l’occasione di rispondere a chi spesso si lamenta sui social riguardo il degrado del territorio rurale, come l’abbandono di rifiuti e la mancanza di vigilanza, delle volte assegnandone la colpa, in modo irriflessivo, al Corpo Forestale, magari equivocando l’impropria e fuorviante omonimia terminologica tra i pochi “Forestali” del Corpo che sono operatori di Polizia e i numerosi operai forestali, che sono soggetti dediti alle attività in materia di manutenzione di boschi in aree pubbliche, che nulla hanno a che vedere con gli appartenenti alla Istituzione storica del Corpo Forestale, nè con le loro funzioni.

Dopo la discutibile soppressione del CFS voluta dal governo Nazionale, sembra che un’ombra sia calata anche sul Corpo Forestale della Regione Sicilia, dovuta all’annosa carenza di tutte le figure e ruoli in organico del comparto dirigenziale e non dirigenziale, che nel corso degli anni hanno lasciato il servizio per inquadramento in altri uffici regionali e/o pensionamento. Insomma, da inguaribile ottimista “Forestale”, devo confessare che non vedo in atto presupposti che possano fare pensare ad un potenziamento e rilancio del Corpo Forestale e vorrei tanto essere smentito.

Dopo anni di torpore, al presente non è rimasto molto tempo e non basta più l’apporto di pochi nuovi Agenti Forestali e nemmeno può bastare il transito nei ruoli di uno sparuto e volenteroso drappello di impiegati amministrativi regionali, privi di bagaglio tecnico-culturale, ne di un corso di formazione professionale on-line degno di essere così chiamato e frammentati in affiancamento nei vari Comandi Distaccamenti Forestali.

Seppur con la consapevolezza della perenne penuria di risorse finanziarie a disposizione, occorre ripristinare l’intera struttura organizzativa e cioè la cosiddetta catena operativa e di comando, mediante l’immissione in ruolo di Dirigenti, Sottufficiali, Assistenti e Agenti Forestali e Tecnici o collaboratori, con concorsi pubblici. Io credo che la strada maestra per la rivitalizzazione del Corpo Forestale della Regione Siciliana sia semplicemente un nuovo concorso (degno di questo nome) che tenga conto delle esigenze d’organico del Corpo al più presto, perché non è rimasto molto tempo.

Ricordiamo che l’ultimo concorso per Allievo Agente Forestale andato a buon fine è stato bandito nella seconda metà degli anni ’80 e il personale vincitore di quel concorso é stato immesso nei ruoli nel 1991. Ricordiamo anche che i concorsi sono di esclusiva competenza della nostra politica contemporanea regionale, priva di intelligenza ambientale, autoreferente che oramai da anni annuncia improbabili luci alla fine di interminabili tunnel ma lavora nell’ombra e forse nell’inconsapevolezza a smantellare il Corpo Forestale Regionale, trascurando e rifiutando ogni rapporto con la realtà esterna della gente comune e la complessità dei problemi del territorio che la caratterizzano, con il solo potere della parola.

Con la presenza specialistica e assidua del Corpo Forestale, il territorio veniva capillarmente e sistematicamente controllato in forma perfettamente consolidata, attraverso la dettagliata conoscenza ultradecennale delle sue caratteristiche fisiche e cartografiche, antropiche e orografiche. Certamente gli effetti di questa abdicazione dolosa, saranno devastanti e deleteri per le nostre terre concesse all’abbandono, le quali, non idoneamente protette, certamente pagheranno un prezzo altissimo per questa sventurata scelta.

Insomma, gli elementi devastanti all’orizzonte, porteranno al depauperamento della biodiversità e all’impoverimento del nostro, già precario, patrimonio naturalistico e conseguente modificazione irreversibile dell’ambiente. In breve, porteranno al nulla e il territorio diventerà “res nullius”, suscitando un senso di vuoto e di tristezza nelle popolazioni montane e nelle persone dotate di sensatezza naturalistica che hanno a cuore il benessere dell’ambiente. In definitiva, avremo un territorio demaniale pubblico e privato manchevole di controllo, lasciato alla sua triste sorte e alla mercé del nulla, un territorio che possiamo archiviare con l’appellativo di “territorio fantasma“, in gran parte in balìa della smobilitazione e dell’incuria.

La difesa dell’ambiente ha le sue specificità di intervento che culturalmente erano innate nel Corpo Forestale dello Stato e nei suoi uomini, come cultura specialistica, mentre con la sua liquidazione, i Corpi Forestali delle Regioni e Province a Statuto Speciale, competenti per il proprio territorio dove si occupano per Legge delle medesime problematiche funzionali di vigilanza detenute dal CFS, raccolgono dunque questa difficile eredità corporativa che viene colta con non pochi interrogativi, anche alla luce della precarietà in cui si dibattono.

Malgrado il CFS sia stato soppresso, per i suoi uomini si é sempre forestali, dunque, tutti i forestali d’Italia, in servizio e in quiescenza lo portano sempre nel cuore. Ognuno dei Forestali d’Italia, sin dal proprio ingresso nei ranghi, ha scelto di operare con passione e senza riserve per il bene della natura e dell’ambiente in generale, in qualsiasi Regione ancorché se a Statuto Speciale come la Sicilia, o nel più piccolo angolo territoriale della nostra Nazione.

A conclusione di questo mio articolo, a tratti forse severo ma sentito dalla gran parte di tutti noi Forestali regionali che facciamo parte a questa grande famiglia, voglio assicurare chi Forestale non è, che questo elaborato non vuole essere una rivendicazione corporativa di parte ma un grido d’allarme di uomini del Corpo Forestale e soprattutto come uomini liberi che aspirano a mantenere un territorio libero da tutte le problematiche deleterie che lo affliggono. Soltanto attraverso il Corpo Forestale della Regione Siciliana, si può cercare di rendere almeno fisiologici gli attacchi contro la “Madre Natura” che giornalmente l’Uomo porta contro di essa.

Alla politica di tutti i schieramenti chiedo un cambiamento di rotta nell’interesse del bene comune prima che forse sia troppo tardi. Per questo, la capacità di sostenere obiettivi di alto profilo, ancor più se implicanti la collettività, è ciò che rende l’Uomo realmente nobile, io credo che volere è potere, tutto è risolvibile. E la politica con il potenziamento del Corpo Forestale ha una straordinaria opportunità di riscatto, perché questi ultimi sono stati anni poco edificanti.
Il cammino della speranza è davanti a noi. Auspichiamo un nuovo rinascimento e che giunga presto la nuova … “primavera”.

Apparato fotografico a cura di Enzo Crimi,
già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana, saggista,
divulgatore ambientale e naturalista, esperto di problemi del territorio.

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